«Dopo la guerra il male venne allontanato, non con i carri militari ma con un numero infinito di racconti. Con storie di eroi, storie di orgoglio popolare e persino storie europee. Erano storie di pace e di collaborazione, di confini dissolti, di un benessere destinato solo a crescere in quella nuova comunità di valori chiamata Europa. Noi quella storia l’avevamo imparata dai nostri genitori e dai nostri nonni, l’avevamo ricevuta in eredità da loro e ce l’eravamo caricata in spalla per la vita. La generazione a cui appartenevo aveva qualcosa di anomalo: non avevamo vissuto la guerra, eravamo figli della pace e del benessere, eravamo tutto fuorché vittime, eppure ogni giorno la guerra si sedeva al nostro tavolo».
«Il sogno dell'Europa nel XXI secolo» / Geert Mak
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